VIGILIA DI NATALE
Per tutto il pomeriggio la zia Renata era stata in ansia, per l’attesa del magnifico evento. Una strana irrequietezza la costringeva ad alzarsi, lentamente e con una certa fatica, dalla poltrona, per cercare di mettere in ordine il più possibile, il già lindo ed accogliente appartamento con vista mare. I femori operati, a distanza di pochi anni, reclamavano, tuttavia, il meritato riposo, dopo i brevi periodi di deambulazione. Sì, per lei si trattava veramente di un evento importante la cena della vigilia di Natale da trascorrere insieme all’unico figlio rimastole dopo la morte del maggiore, alla nuora e ai due nipoti. Sopportava volentieri il dolore procurato dagli sforzi al bacino purchè ogni oggetto, ogni suppellettile fosse ordinata ed al proprio posto come negli anni in cui la famiglia era completa, quando erano ancora vivi il marito ed il figlio Aldo. Probabilmente questa avrebbe potuto essere l’ultima riunione familiare a cui avrebbe partecipato, pertanto era intenzionata a viverla intensamente, liberando la mente da qualsiasi pensiero triste. 95 anni sono un bel traguardo del cammino umano ma non assicurano certo un futuro longevo, quindi l’anziana donna voleva gioire dell’affetto dei propri cari, in quella particolare occasione dell’anno, i quali avrebbero dovuto sentirsi a proprio agio nella casa materna, come sempre. Le ombre serotine cominciavano ad avvolgere lo scorcio di mare di fronte all’ampia terrazza, offuscando sempre di più la vista, già molto compromessa, della zia, la quale adesso intravedeva a malapena, dalla porta finestra della cucina un panorama, dai colori e dai contorni sfocati sempre più in dissolvenza, che non tardò a lasciare, infine, spazio all’oscurità sempre più fitta.
La zia si trattenne un po’ alla finestra finchè non si illuminarono i lampioni lungo la strada, sperando di scorgere, ben presto, i bagliori dei fanali dell’auto del figlio, tuttavia, dopo che furono passate diverse auto, decise di andare in cucina a preparare il sugo di carne, poiché del resto della cena si sarebbe occupata la nuora. Quando Renata fu pronta in cucina, si affacciò di nuovo alla finestra per accertarsi che fosse arrivato qualche familiare, ma riuscì a distinguere solo il tenue bagliore dei lampioni. Aveva perso la cognizione temporale, non riusciva a ricordare quanto tempo fosse trascorso da quando il sole era tramontato perciò decise di controllare l’orario sulla grande sveglia sistemata al centro dell’antico comò. Prima di giungere in camera da letto sfiorò con le dita le palline di vetro e i morbidi fili dorati dell’abete, posto nell’ingresso, verificando la presenza degli addobbi natalizi, quindi si diresse verso la sveglia dai numeri enormi,sistemata al centro del comò in massello, finemente intarsiato. Avvicinandosi moltissimo il quadrante agli occhi, riuscì a leggere l’orario: 19,30.
La trepidazione del pomeriggio si trasformò immediatamente in agitazione: a quell’ora qualcuno avrebbe dovuto già essersi presentato a casa, tuttavia avrebbe atteso ancora un po’ prima di telefonare al figlio, non intendeva dimostrarsi troppo apprensiva. Lo squillo del telefono interruppe le sue riflessioni. Non potè precipitarsi a rispondere poiché le gambe non glielo permettevano ma lo slancio interno l’avrebbe catapultata nell’ingresso dove era posizionato il telefono. Suo figlio, sicuramente, aveva qualcosa da comunicarle. Al quarto squillo, finalmente, rispose.
Quando dall’altro capo della cornetta percepì una voce femminile rimase profondamente delusa poiché non riconobbe la voce della nuora, tanto meno, quella del figlio. L’allegria della nipote Cristina la riscosse dalla malinconia che l’aveva immediatamente pervasa.
- Ciao zia, come stai? Dove trascorrerai la vigilia di Natale? Chi ti farà compagnia?
- Mi sento bene, nonostante i dolori alle ossa, per la mia età devo accontentarmi.- Rispose con entusiasmo la zia.
- Sono proprio felice perché stasera festeggeremo la vigilia tutti insieme, qui, a casa mia, proprio come allora. Sto aspettando Riccardo sua moglie ed i ragazzi.
- Ah! Molto bene. Ti avevo telefonato per salutarti ma soprattutto per accertarmi che tu non fossi sola proprio stasera, altrimenti, sarei venuta a prenderti con l’auto e saresti rimasta a cena con noi, anche mamma aveva espresso il mio stesso desiderio di averti con noi, ma a questo punto rimanderemo l’incontro alla prossima occasione.
-Stai tranquilla Cristina stasera sarà una serata speciale. Comunque ti ringrazio di vero cuore, ringrazia e saluta anche mamma. Auguri a tutta la famiglia!
-Allora zia ti saluto e ti auguro un Buon Natale. Telefonerò più tardi per porgere gli auguri a tutti. Verremo a trovarti molto presto.
La conversazione telefonica con la nipote era terminata da qualche minuto, la zia si sentiva più tranquilla e serena, i suoi parenti più vicini si erano ricordati di lei, la amavano ancora. La vita le offriva ancora qualche pillola di gioia.
Il telefono squillò di nuovo. Quando Renata alzò il ricevitore la voce del figlio la fece trepidare.
- Mamma, come stai?
- Sto bene, ma cominciavo a preoccuparmi. Qual è il motivo di questo ritardo? Qualcuno avrebbe dovuto essere già arrivato. E’ forse successo qualcosa?
- Devi stare tranquilla, tuttavia dobbiamo cambiare il programma per stasera. Annunciò il figlio in maniera telegrafica.
- Cosa significano queste parole?- Replicò allarmata la madre.
- Significano che non possiamo festeggiare la vigilia di Natale insieme.
- E perché mai? - Mentre pronunciava queste parole, Renata si sentiva mancare come se le sue, già deboli gambe, si afflosciassero, simili alle pareti di un palloncino colorato che si sta sgonfiando. Ebbe, tuttavia la forza di reagire e di ascoltare la conclusione della frase.
- Perché la mamma di Giovanna è stata ricoverata all’Ospedale di Genova per sospetto infarto del miocardio, quindi dobbiamo partire immediatamente per accertarci dello stato di salute di mia suocera. Mi dispiace moltissimo ma non possiamo agire diversamente. Se non vuoi rimanere sola ti posso accompagnare dalla signora Mara che abita proprio vicino a noi.
- Non importa, non preoccupatevi per me. Correte a vedere come sta la mamma di Giovanna e tenetemi informata. In qualche modo mi organizzerò.- Replicò la donna decisa.
- Sei proprio sicura di rimanere da sola? Vengo a prenderti.- Insistette il figlio.
- Vai, altrimenti ritarderete. Mi raccomando tenetemi informata.
La zia Renata ancora non riusciva a rendersi conto dell’accaduto. Aveva sentito la voce della consuocera la sera precedente e non aveva percepito niente di strano nella sua voce, era serena come sempre. Si trovava in ottime condizioni di salute, non aveva mai sofferto di problemi cardiovascolari, ipertensione o quant’altro. Come era potuto succedere? Adesso l’unico pensiero di Renata era rivolto alla consuocera, anche se era dispiaciuta perché non avrebbe mai immaginato che la vigilia di Natale potesse concludersi così tristemente, sperava soltanto che il suo problema potesse risolversi nel migliore dei modi. Tutti i suoi progetti erano svaniti.
Ancora una volta il telefono squillò. Renata pensava di avere aggiornamenti dal figlio, invece la nipote, come promesso in precedenza, aveva chiamato per porgere gli auguri alla famiglia. Appresa la sconvolgente notizia dalla zia, Cristina si precipitò a casa dell’anziana donna che mai avrebbe lasciata sola per quella sera. Dopo svariate proteste Renata acconsentì a salire in auto insieme alla nipote, non prima di aver preso il sugo di carne che sarebbe dovuto servire per la cena.
In breve giunsero a casa della nipote dove i familiari stavano attendendo con notevole ansia la zia. La sorella di Renata fu la prima a salutarla stringendola a sé con amorevole slancio, poi fu la volta dei tre bisnipoti e del marito di Cristina. Al centro dell’ampia sala da pranzo troneggiava la grande tavola imbandita con stoviglie di ceramica bianca, disposte ad arte sulla tovaglia rossa impreziosita da ricami damascati. Il grande abete addobbato riluceva di bagliori intermittenti della serie di lampadine accompagnate da una piacevole musica natalizia. La zia non poteva distinguere chiaramente l’ambiente che la circondava ma riusciva a percepire l’atmosfera di festa che permeava la casa.
- Zia anche se il tuo programma è cambiato, cerca di metterti a tuo agio, devi sentirti a casa tua, sei in famiglia. Vedrai che la tua consuocera avrà tutte le cure di cui ha bisogno e presto si rimetterà. Tuo figlio appena avrà buone notizie ce le comunicherà. - Con queste parole Cristina cercò di tranquillizzare la zia, la quale si stava asciugando, con il fazzoletto, le copiose lacrime sulle guance scarne.
Il nipote cominciò a protestare a causa di un certo languorino allo stomaco, fu così che la zia sollecitò la sorella affinché la cena avesse inizio prima dell’orario canonico.
Mentre i commensali stavano gustando, con piacere, i ravioli conditi con il sugo squisito della zia, squillò il telefono. Cristina si precipitò a rispondere e dall’espressione distesa del volto si capiva che finalmente erano in arrivo buone notizie.
- Zia carissima, la tua consuocera è fuori pericolo! Tuo figlio vuole parlarti.- La nipote porse il cordless a Renata che scoppiò in un pianto dirotto.
- Grazie al cielo sta meglio! Esclamò con vera gioia la zia. – E grazie a tutti voi, mi avete aiutata in questa occasione particolare, se fossi rimasta a casa da sola avrei sofferto in silenzio, non so fino a che punto il mio vecchio cuore avrebbe potuto resistere, voi mi siete stati vicini. Ringrazio il Signore di avermi donato una famiglia così unita, mi auguro che tutte le famiglie del mondo possano festeggiare la vigilia di Natale, in accordo, in armonia, riunite nelle loro case, in attesa che si rinnovi l’evento straordinario che da molto tempo dona amore a tutta l’umanità. Stasera il Signore ci ha dimostrato di essere sempre presente tra noi ma ci invita anche a riflettere sulla attuale condizione umana. Travolti dal consumismo e da una società in continua espansione tecnologica spesso non siamo disponibili a decodificare il Suo importante messaggio, dimenticandoci i veri valori della vita.
Cristina Coletta
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